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Costituzione: 20 Dic. 1980
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Club Sponsor: Lentini
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Gita sociale a Cefalù e Gibilmanna
 
 

Tra le attività sociali che maggiormente contribuiscono a cementare l’amicizia tra i Soci ci sono certamente le gite e tra queste l’ormai tradizionale gita di San Martino che, Domenica 14 Novembre, in occasione appunto della imminente festa di San Martino, il Kiwanis Club Augusta ha effettuato in pullman a Cefalù e Gibilmanna. Cefalù è un comune di circa 14 mila abitanti, situato sulla costa siciliana settentrionale ad una estremità del golfo di Termini Imerese, a circa 70 km da Palermo, ai piedi di un promontorio roccioso alto 270 mt.  dal particolare profilo a forma di testa, che cade a picco sul mare, mentre sul versante interno si apre sull'agglomerato urbano, scendendo gradualmente in un declivio erboso. Nonostante le sue ridotte dimensioni, questa piccola città di mare con un pittoresco porticciolo dal quale si osserva il caratteristico fronte a mare della città murata, con gli archi che fanno da ricovero alle barche, riesce ad attrarre milioni di turisti perché rappresenta uno dei maggiori centri balneari della provincia di Palermo; durante la stagione estiva la popolazione arriva a triplicarsi affollando le principali piazze e le strade più importanti della cittadina. Cefalù, che fa parte del Parco delle Madonie, importante centro non solo naturalistico ma anche storico perché in esso sono preservate le testimonianza del passaggio umano nella zona nel corso dei millenni, è fra i borghi più belli d’Italia e si distingue tra l'altro per il grande interesse artistico, culturale e storico, per l'armonia del tessuto urbano, per la vivibilità e i servizi offerti ai cittadini.

L'area urbana è delimitata da una cinta muraria a grandi blocchi (le mura megalitiche), ben databile alla fine del V secolo a.C. Le mura, integrate da torrette non molto sporgenti, sono ancora visibili lungo la costa dove si incastrano direttamente sulla scogliera, conferendo a Cefalù, la caratteristica di  "fortezza fabbricata sopra gli scogli". Il centro storico è ricco di splendide chiese: la settecentesca architettura di Maria Santissima della Catena, la cinquecentesca costruzione di San Nicola di Bari, la secentesca Itria nella medioevale chiesa della Badiola e l’imponente Basilica Cattedrale. Sulla via Vittorio Emanuele si trova un bellissimo esempio di lavatoio medievale, utilizzato fino ai tempi moderni.

Gibilmanna è una piccola frazione di Cefalù e si trova sulle pendici del Pizzo Sant’Angelo ad un’altitudine di 795 metri sul livello del mare, all’interno del Parco delle Madonie a poco più di 10 km da Cefalù, salendo per una strada tortuosa quanto ricca di una odorosissima macchia mediterranea. Nella località si trovano il Santuario di Gibilmanna e il Museo Fra Giammaria di Tusa.

Hanno aderito all'iniziativa del Presidente Nicola Rizzotti, magistralmente organizzata dalla Socia e Presidente Eletto Silvia Rita Feccia, numerosi Soci con rispettivi consorti ai quali si sono uniti per l'occasione parenti ed amici. Una bella giornata di sole con cielo azzurro ha caratterizzato la partenza della comitiva kiwaniana, assistita lodevolmente, sin dal viaggio nel comodo 52 posti, con una ricca colazione a base di crispelle, dolci vari, bibite e caffè distribuiti dal Presidente, dal Segretario e dalla consorte Lucy e da Elvira Cianci, moglie del Socio Valastro.

Nel corso della mattina la comitiva è andata alla scoperta della città avvalendosi dell’esperta e professionale guida messa a disposizione dal Club che ha illustrato con passione, competenza e con dovizia di particolari tutte le bellezze visitate.

Cefalù presenta una cinta muraria di fortificazione che, nonostante la sua antichità, è ancora in un buono stato di conservazione e contribuisce a dare alla cittadina un aspetto di roccaforte inespugnabile. La parte della cinta muraria di fortificazione meglio conservata, anche grazie a lavori di ristrutturazione prolungatisi nei secoli, è quella a nord dove si possono ammirare dei resti rinvenuti attraverso degli scavi archeologici.

Altro aspetto della cinta muraria è la presenza della Porta Marina o Pescara la solitaria superstite delle storiche ed originarie quattro porte che interrompevano la cinta muraria stessa e che permettevano l'ingresso in città. Proprio la Porta Marina, costituita da un arco gotico che permette la visione di un bel panorama a ridosso sul mare, è stata la prima delle bellezze della città ad essere visitata. Le mancanti porte d'accesso erano denominate "Porta Terra", "Porta d'Arena", "Porta della Giudecca".
Successivamente la comitiva, percorrendo le caratteristiche stradine del borgo, ha visitato l’antico lavatoio medievale, denominato comunemente " 'U Ciuni", utilizzato fino a qualche decennio fa e sulle cui origini si sta ancora discutendo perché le sue probabili origini medievali non sono state provate in maniera certa.
Il lavatoio si presenta con una scalinata in pietra lavica, scendendo dalle scale si entra in una stanza caratterizzata da un tetto molto basso ed una volta. All'interno si possono ammirare ventidue bocche di ghisa (di cui quindici teste leonine) presenti nelle pareti della stanza e che permettono l'accesso dell'acqua. Sotto la costruzione si ha la presenza di una sorta di cava che permette all'acqua di arrivare al mare. Nelle vasche sono evidenti gli appoggi che servivano per strofinare i panni.
Emergendo da un groviglio di stradine labirintiche e dai vari elementi medievali in esse custoditi, la meravigliosa basilica cattedrale romana rappresenta di sicuro un esempio nobilissimo e caratterizzante dell'intero impianto urbanistico. La spettacolare costruzione del Duomo, eretto a partire dal 1131, fu voluto da Ruggero II per sciogliere, secondo la leggenda, il voto per la grazia ricevuta al Santissimo Salvatore dopo essere scampato ad una tempesta approdando proprio sulle spiagge della cittadina.
L'immenso edificio domina il tessuto urbano ed è affiancato da due imponenti torri che danno l'aspetto più di una fortezza che di una chiesa vera e propria e che dovevano incutere ai viaggiatori che approdavano a Cefalù dal mare, timore e rispetto, stupore e meraviglia (questo suo carattere di fortezza e quindi la natura politico-militare è probabilmente la vera motivazione di questa splendida costruzione). I massicci torrioni sono aperti da bifore e monofore e serrano la facciata che è coronata da una teoria di archetti ciechi e preceduta da un portico costruito nel 1471.
Le vicende costruttive furono complesse, con notevoli variazioni rispetto al progetto iniziale, e l’edificio non fu mai completato definitivamente. La posa della prima pietra avvenne il giorno di Pentecoste dell'anno 1131 alla presenza di Ugone arcivescovo di Messina a cui la ricostituita Diocesi di Cefalù era suffraganea e nel 1145 furono realizzati, da manodopera bizantina, i mosaici nell’abside e sistemati i sarcofagi porfiretici che Ruggero II aveva destinato alla sepoltura sua e della moglie, poi trafugati da Federico II "approfittando dell'assenza temporanea dell'allora vescovo di Cefalù Jocelmo" e portati a Palermo dove ancora oggi si trovano.
Le spoglie di Ruggero II avrebbero dovuto riposare nella navata trasversale della basilica, lo testimoniano le figure in rilievo rappresentanti il leone: simbolo di regalità; la tartaruga: simbolo di eternità; il Profeta Elia trasportato in cielo dai capelli dell'angelo; Edipo cieco simboleggiante gli enigmi della vita. Annesso al duomo è un elegante chiostro con colonne binate sormontate da capitelli figurati, fra i più notevoli esempi di scultura medievale in Sicilia.
L'interno ha pianta basilicale, a tre navi separate da una teoria di archi a sesto acuto sostenuti da colonne di recupero e bei capitelli di varia epoca. Le arcate e le pareti delle navate sono state più volte modificate e quello che si può ammirare oggi, è il frutto di un lunghissimo lavoro di restauro, mai comunque del tutto concluso. Lungo le navate sono disseminate alcune opere di alto valore, come la Madonna col Bambino di Antonello Gagini, del 1533; il fonte battesimale romanico; lo splendido Crocifisso del XIV secolo; i troni, regale ed episcopale, decorati con tessere musive.

L'abside è rivestito da magnifici mosaici realizzati da maestranze bizantine; il catino absidale ospita la ieratica figura del Pantocratore, i cui occhi, di una infinita tenerezza, i più belli tra tutti i Pantocratori siciliani, calamitano l'attenzione dei visitatori, ovunque essi si trovino all'interno dell'aula. Sotto il Cristo, in un rigido ordine simbolico, si trova la Vergine, gli Arcangeli e gli Apostoli, e quindi gli Angeli, i Patriarchi, i Santi e i Profeti. Immediatamente fuori dal Duomo si trovano sulla sinistra i resti del chiostro del XII sec.

L'itinerario mattutino per il centro storico si conclude da dove aveva avuto inizio. Successivamente la comitiva si è spostata nell' incantevole cornice del ristorante “Kentia” per il pranzo.

Kentia è tra i locali più antichi della città di Cefalù. Con oltre trenta anni di storia è un locale particolarmente accogliente ed elegante arredato con grande gusto e cura dei particolari.

La comitiva kiwaniana ha trascorso un paio d’ore in assoluto relax gustando, presso la terrazza esterna del ristorante, le prelibatezze preparate.

La giornata si è conclusa con la visita al santuario di Gibilmanna che è un celebre luogo di culto dedicato alla Santissima Vergine. Secondo la tradizione, quello di Gibilmanna era uno dei sei monasteri benedettini che San Gregorio Magno (540-604; pontefice dal 590) fece erigere a proprie spese, prima di essere eletto pontefice. La festa del giubileo di San Gregorio prevedeva infatti un pellegrinaggio al santuario e poi alle rovine di una chiesa distrutta che si riteneva l'originario oratorio edificato dal santo nel VI secolo.

Gli edifici conventuali dovettero andare in rovina nel IX secolo, in concomitanza con l'arrivo degli Arabi (858), mentre la piccola chiesa fu probabilmente in custodia di diversi eremiti. Con la conquista dei Normanni venne avviata una vasta opera di ricostruzione di monasteri ed edifici sacri. In un documento del 1178 viene nuovamente citata la chiesa.

Nel 1228 la chiesa era divenuta un “priorato” e dunque non apparteneva più ai monaci benedettini. Nel 1279 il beneficio di "Santa Maria de Jubileo Magno" passò ad un frate agostiniano. Nella prima metà del XVI secolo divenne priore il sacerdote Antonio Lo Duca, promotore della costruzione della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma.

Intorno alle ore 19,00 la comitiva kiwaniana  ha intrapreso la via del ritorno ad Augusta dove è giunta alle 21,30 circa.

E’ stata una bellissima giornata passata all’insegna dell’amicizia e della spensieratezza kiwaniana.
     
                 A. Valastro
        (Addetto Stampa K. C. Augusta)
     

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DIVIS. SICILIA SUD EST
E0469-K10203
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